Rosario, Stefano e Antonio
Mi è stato chiesto di descrivere la XXVI maratona di Firenze, la prima
per chi scrive, è me ne sono assunto l'incarico con piacere.
Ad un giorno di distanza le sensazioni sono molto diverse dall’immediato post gara caratterizzato da una
lieve felicità contrapposta, invece, ad un
pesante senso di disagio fisico ed un poco di
insoddisfazione cronometrica.
È successo che il mio corpo non lo riuscivo più a controllare con la
forza delle intenzioni, ne durante gli ultimi chilometri della gara ne
soprattutto dopo gara nel tentativo disperato di uscire da quella lenta
processione di podisti più o meno devastati dalla fatica che per
ripararsi dal freddo ci si è impacchettati con la stessa carta che si
usa per i regali natalizi, solo che quella dei regali è variopinta
questa di un unico colore, il grigio-argento.
Ho ancora le immagini impresse nella mente in cui lo scenario era tutto
grigio dai
muri delle case, alle transenne in alluminio e persino il sole che ci
aveva accompagnato, per gran parte della corsa, era sparito lasciando
il posto alle nuvole, anch'esse grigie. Probabilmente grigio doveva
essere anche il colore del mio cervello in quegli istanti.
Mi riesce difficile raccontare perchè sembra che sia stata per me una brutta esperienza, certo che no! ma è come se l'aver
dato tutto, anche qualcosa in più, mi abbia
prosciugato completamente, tolto lucidità mentale e quindi incapace di vivere con la "giusta" euforia gli istanti appena dopo l'arrivo.
Nei mesi precedenti mi ero
immaginato un
finale differente con la possibilità di vivere in allegria il dopo
corsa, magari condividendo sensazioni e stati d'animo assieme ai
compagni di squadra, agli altri podisti, agli spettatori e perché no
emozionarmi pure. Questo non è avvenuto, ricordo però
l'abbraccio liberatorio con Antonio
e l'arancio Medirun della sua maglietta unica nota di colore. Ricordo
inoltre che camminavo ad un ritmo lentissimo probabilmente circa
20min/km con seri problemi di deambulazione con la schiena bloccata,
altra sensazione mai provata, nel tragitto obbligato tra il ritiro
medaglia, prendere il telo termico, dissetarmi al ristoro e
riconsegnare il chip. Parecchi minuti dopo...