lunedì 03 aprile 2006 |
il 01/01/2006
Ciranetto di Belorgna che -scampato ad una sbornia– or con enfasi suadente ti rivolgi al presidente per cercar di contrattare un andazzo generale per provare a confrontare una speme mai sopita nella corsa della vita
Sai ordunque ciranetto che ti poni al suo cospetto -incoscienza e cuor leggero dove luccica il cimiero- per tentare di emulare quel fenomeno mortale quell’insano fortunale che chiamammo fino a qui impestat dù Palasì?
Sai dei duri allenamenti? Dei dolori e degli stenti del respiro che ormai langue sino a quasi sputar sangue? Tu lo sai della costanza che ci vuole per far danza con un semidio che avanza, tu che facile ti imballi quando ancora chiama il Galli?
Ah ingenuo Ciranetto che mi invochi la fortuna stai coi piedi sulla terra se vuoi prendere la luna!
Non sperare che la sorte apra presto le sue porte credi sol nella tua forza nel tuo cuore nella scorza di un ardito cavaliere non di un fante o di un arcere ma di un cavaliere ardito verso il quale punto il dito: “allenarsi” questo è il rito! Io che ho a cuore corpo e mente, tuo devoto Presidente. (T.P) |
Ultimo aggiornamento ( giovedì 27 luglio 2006 )
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