Halfiock alla carica di Pastrengo |
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Scritto da Alfio Rota
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sabato 28 febbraio 2015 |
Milano marzo 1848.
La riuscita dell'insurrezione di Milano contro il dominio austriaco
portò, per quanto riluttante, Carlo Alberto re di Sardegna a dichiarare
guerra all'impero invasore e al suo feldmaresciallo Radetzky.
Il sovrano in persona a capo del 1° corpo d'armata affiancato dal un reggimento scelto di cavalleggieri guidato dal capitan Halfiock nei giorni a seguire condussero azioni mirate che portarono alla presa di Monteforte d'Alpone e dei ponti sul Mincio.
Cosi a poco piu di un mese dalle 5 giornate di Milano l'armata per
l'indipendenza giunse ai piedi del colle di Pastrengo, punto strategico
da conquistare per ottenere successivamente il controllo della fortezza
di Peschiera.
In una gelida mattinata iniziò quindi una feroce battaglia.
Inghiottito nella pancia dell'esercito nemico, Halfiock e il resto degli
impavidi cavalieri innescarono un disperato corpo a corpo nell'attesa
di rinforzi.
Il sangue freddo del capitano però trovò l 'unica via d'uscita
chiamando i suoi alla carica, creando cosi un varco tra le schiere
austriache, fino a conquistare la cima di quella collina ricca d'ulivi e
fermandosi solo di fronte al vecchio Radetzky dalla lunga barba bianca
protetto dai suoi corazzieri.
Il feldmaresciallo intimorito dalla furia di quel coraggioso reggimento ordinò la ritirata.
Nel caos generato dall'ordine del comandante supremo austriaco Halfiock perse minuti preziosi per ricompattare i suoi e partire all'inseguimento.
Sapeva bene che il momento di maggior pericolo era, per un esercito, l'ora della fuga.
Deciso quindi a sfruttare questo momento per infliggere ulteriori danni
venne fermato solo dall'urlo del Re che raggiungendo il capitano sulla
cima gli intimò "FERMATI HALFIOCK ! PER OGGI PUÒ BASTARE".
Il nostro condottiero arcigno in viso e ancora con il fiato corto
dalle oltre 5 ore di battaglia con un cenno dimesso del capo si congedò
da quel sovrano troppo magnanimo e volgendo l'ultimo sguardo al nemico
ormai oltre l'Adige alzò al cielo la punta della sua albertina ancora
insanguinata in segno di gratitudine ai compagni di battaglia.
"NON FINISCE QUI" penso' il nostro oscuro cavaliere che dando di sproni
al suo fedele Salom ripartì al galoppo scendendo il colle espugnato
zigzagando tra le note di un sassofono in festa.
Cosi sparì di nuovo, avvolto nell'araldico mantello arancionero, diretto sull'Arcadia dove insieme alla sua Vita svuotò un calice colmo del miglior sambuco nero della galassia ...... ZAN ZAN
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Ultimo aggiornamento ( domenica 01 marzo 2015 )
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