La gioia di Isa a Castel Rozzone Tutto è nato da una
scommessa. Con queste parole potrei sintetizzare la mia carriera
agonistica da ottobre 2009 ad oggi. Un amico insiste per farmi
gareggiare con lui in coppia in un duathlon MTB-corsa e scocca di
nuovo la scintilla d’amore con le gare, che avevo abbandonato dopo
l’esperienza agonistica della kick boxing, in cui le gare in realtà
sono duelli e l’ansia del ring era diventata troppo pressante. Ma
correre è una cosa così naturale per me che anche le gare diventano
un avvenimento da segnare sul calendario, agognare e non di certo da
temere. Ora che sono entrata nel giro e ho conosciuto tanti atleti,
sono addirittura diventate un appuntamento mondano a cui davvero
dispiace mancare.
Anche il tempo e il podio
alla Stralivigno si può dire che siano nati da un’altra scommessa,
pattuita col compagno di squadra Diego, al quale un pomeriggio ho
buttato lì come previsione che avrei fatto la Stralivigno in un’ora
e 50 minuti (tempo che avevo calcolato basandomi su studi comparati
tra i PB nelle mezze e i tempi alle edizioni passate della
Stralivigno di tutti i Medirun). Tutti mi dicevano che, essendo la
mezza maratona di Livigno quasi una sorta di skyrace, avrei dovuto
esser contenta di stare nelle 2 ore, motivo per cui, vista la mia
rinomata testa dura, sono stata spronata a impuntarmi sulla
previsione di metterci un’ora e 50 minuti. Le ultime gare del Fosso
che stavo correndo in quelle settimane, col salitone di Valbrembo
all’ultimo km e la campestre di Bariano, mi hanno aiutato a
potenziarmi sui cambi di ritmo ed i terreni irregolari. A quelle ho
aggiunto due gare fidal su strada: Monasterolo, con un bel percorso
con notevoli cambi di ritmo e la Corrincentro di Clusone, che non ha
avuto un solo metro in piano, essendo tutta o salita o discesa.
Diciamo che se non avessi voluto fare classifica al Fosso avrei
potuto divertirmi a correre su e giù dalla Maresana due o tre volte
a settimana per preparare al meglio la Stralivigno, ma quest’anno
ormai mi ero impegnata a voler fare tutte e 11 le prove, per cui sono
arrivata a Livigno, più che con la preparazione idonea ad una gara
di quel genere, solo con la determinazione di fare il tempo che mi
ero ripromessa.
Il giorno dopo l’ultima
prova del Fosso, parto per le vacanze a Livigno e la settimana prima
della gara, con un tempo atmosferico decisamente estivo e con ben 5
giorni consecutivi di sole, la dedico agli allenamenti lungo la
ciclabile, che nulla ha a che vedere con le ciclabili delle zone
industriali su cui mi alleno solitamente a Dalmine. Sarà la magia
della location o la gamba che, davvero, con le gare a perdifiato del
Fosso si è velocizzata, ma non risento per nulla dell’altitudine e
mi alleno davvero bene, inframezzando anche qualche gita in montagna
ai lavori specifici. Prima della gara, osservo i canonici due giorni
di riposo che ho appurato, nella mia breve esperienza di atleta,
essere molto proficui se si vuole fare il tempo in gara. Mi sono
tanto esaltata a provare il percorso della Stralivigno durante gli
allenamenti, immaginandomi ‘volare’ giù lungo le discese e
inerpicarmi di buon passo sulle salite, che quando alla partenza vedo
la calca di atleti mi demoralizzo e temo di non riuscire a vincere la
scommessa. Per fortuna il 1° km fa una bella selezione, addirittura
c’è già chi cammina dopo i primi 300m della lunga salita che
porta al GPM. Da lì in poi inizia un po’ di discesa e il gruppo si
assottiglia, si riesce abbastanza a respirare e a correre ad un buon
ritmo. Cerco di non accelerare troppo in discesa, ma, un po’ perché
dà un gran senso di libertà correre nei boschi in discesa, un po’
per cercare di guadagnare terreno in previsione delle salite
successive e, soprattutto, del muro del 18° km, arrivo alla
ciclabile con un po’ di dolori costali, che accuso nel cambio tra
la corsa in discesa e quella in piano. E siccome non ho tempo di
fermarmi o rallentare troppo per iperventilare, quei dolori me li
porto fino al traguardo, purtroppo! Se lungo il falsopiano della
ciclabile riesco a non ‘ascoltarli’ troppo, all’innesto dei
saliscendi nel bosco, che caratterizzano tutta la seconda parte della
gara, mi costringono a rallentare e, addirittura, a camminare quando
la pendenza diventa eccessiva per la mia respirazione un po’ troppo
affannata. Per fortuna ho al mio fianco un caro amico che, ha preso
il posto del mio maritino infortunato ed oltre ad essere una buona
lepre, sa trovare, ininterrottamente per 21 km, le parole giuste per
spronarmi, ricordandomi i sacrifici che ho fatto durante gli
allenamenti e con la dieta, urlandomi che ho una scommessa da onorare
e citandomi chi crede in me e chi, invece, spera che io fallisca. L'arrivo alla Stralivigno 2010 Non
che io avessi la benché minima intenzione di mollare, eh,
intendiamoci, però il non sentirmi sola mi aiuta anche a superare i
momenti di nervosismo quando si creano le code sui tratti di sentiero
molto stretto, che non consentono di superare e di tenere il proprio
passo. Le donne che avvisto dalla metà della gara in poi riesco a
superarle tutte; le prime, ormai, sono irraggiungibili, però, dopo
il muro del 18° km, che affronto camminando, raccolgo le forze per
lanciare gli ultimi attacchi e ne supero ancora tre, non senza
dispiacermi per loro, perché di sicuro non è bello vedersi superare
agli ultimi 3 km. Per questo motivo, le incito a seguirmi con un
sorriso, ma vedo dai visi che sono davvero stanche. Io non sono certo
fresca, ma sento che ce la posso fare a raggiungere il traguardo nel
tempo che mi sono prefissata e assaporo già il momento in cui alzerò
le braccia. Non guardo più il garmin ma accelero, per fortuna
l’ultimo pezzo è una lunga discesa, in cui davvero mi lancio a
rotta di collo, tra due ali di folla che leggendo il mio nome sul
pettorale, mi incitano e mi dicono brava. E brava sento che lo sono
stata davvero, perché il display all’arrivo segna 1h50’11’’!
Con questo tempo riesco a salire sul terzo gradino del podio, visto
che due donne della mia categoria vengono premiate tra le prime 10
assolute. Bottino pieno anche questa volta, insomma, e visto che nel
premio è compresa l’iscrizione alla Stralivigno 2011, posso dire
fin da ora che non mancherò sicuramente l’appuntamento, ovviamente
con l’obiettivo di migliorare di un paio di minuti il tempo del
2010.
Al rientro da Livigno,
dopo un’altra settimana di vacanza, terme, allenamenti e massaggi,
entro subito in azione a Gromo alla gara ‘Correndo nel Borgo
Medioevale’, dove, grazie ai globuli rossi ben ossigenati a
Livigno, mi piazzo con grande soddisfazione nona assoluta, su un
tracciato molto nervoso, tutto discese e salite, gradini compresi.
Siccome non accuso più di tanto le salite deciso di testarmi nella
Mezzoldo - Ca’ San Marco per vedere se riesco a stare sotto l’ora.
Il tracciato è di circa 8km con più di 1000m di dislivello. La
previsione si rivela ottimistica, ma neanche di troppo. Chiudo in
un’ora e 1 minuto una gara in cui il divertimento supera di sicuro
la fatica che, su una salita che in certi punti supera il 16% di
pendenza, non è stata di certo poca. Settima assoluta, dietro alle
Big delle skyrace, che mi fanno i complimenti visto che non hanno la
più pallida idea di chi io sia! Alla terza che mi chiede il nome
rispondo ‘io non sono nessuno’, di certo non sono nessuno di cui
si debbano preoccupare loro… almeno per ora! Con questa gara,
chiudo la stagione delle gare brevi su strada o delle gare in
montagna, che ho intrapreso soprattutto in un’ottica di velocizzare
e potenziare le gambe. È tempo di ricominciare ad allungare perché
Castel Rozzone è alle porte e da maggio ad oggi si può dire che io
abbia corso con un solo obiettivo: scendere sotto l’ora e 35 minuti
nella mezza maratona.
Sul podio a Castel Rozzone E, infine, arriva il gran
giorno. Il 5 settembre a Castel Rozzone per fortuna non fa troppo
caldo e il cielo è coperto. Io mi sento in pace con me stessa perché
tutto quello che potevo fare l’ho fatto, anzi, semmai il difficile
si può dire che sia stato inserire dei giorni di riposo durante la
preparazione, che sono di certo necessari, ma che spesso, per la
smania di fare, salterei volentieri!! Teo mi consiglia di impostare
il ritmo sui 4’25’’ al km. Per evitare di partire a 3’40’’
come al Fosso mi scaldo pochissimo, non faccio neanche gli allunghi e
prendo posto piuttosto indietro alla partenza. Siamo 800 atleti e
conto sul rallentamento della massa per una partenza ‘lenta’.
Infatti nei primi km mi assesto sui 4’18’’, mi dico che devo
rallentare sennò mi sento la sgridata del Teo che mi aspetta all’11°
km per tirarmi nel secondo giro, ma trovo la mia velocità di
crociera a 4’20’’, che mi consente anche di scambiare due
chiacchiere col Presy e con Roberto che mi raggiungono in corsa.
Sento che il record è lì a portata, anche agli spugnaggi e ai
ristori mi comporto da manuale, senza perdere troppi secondi. Decido
comunque di non accelerare fino al decimo km perché ancora delle
donne che mi precedono non so quante siano quelle che poi svolteranno
verso il traguardo dei 10.000m. Mai fatto in vita mia una gara così
ragionata, e il merito è tutto della partenza al ralenty. Tra il
decimo e il dodicesimo km supero le ultime donne in vista, mi creo un
margine di sicurezza e decido che per oggi va bene così. Meglio non
tirare troppo, visto il fitto calendario autunnale di mezze maratone
che mi aspetta. Psicologicamente ritengo sia meglio ‘grattare’
secondi ad ogni gara che scendere di botto di tanti minuti in una
sola volta. Un anno fa sarebbe solo stata impensabile già l’idea
di correre una mezza a 4’20’’, e invece oggi è la realtà. Di
fiato ci sono, non sono mai andata in soglia per tutta la gara, però
il mal di gambe del lunedì mi conferma che devo assestarmi su questo
ritmo per i prossimi appuntamenti e cercare di raggiungere l’ora e
mezza, complice, magari, il fresco dell’autunno inoltrato o della
primavera. Si riparte da un’ora 32 minuti e 42 secondi, dodicesima
assoluta e seconda di categoria. La strada è lunga solo per chi non
va fino in fondo ai suoi sogni!
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