(I tormenti del Presidente)
La volata Roby vs Marco Un male oscuro alberga nelle viscere della medirun; un misterioso morbo colpisce ad uno ad uno i sette componenti storici della squadra, i cosiddetti padri fondatori.
A proposito di Carmine – il caso
zero – ricordiamo tutti che un giorno comparve con i pantaloni della
divisa strappati sotto il ginocchio con la scusa che “stringevano il
polpaccio”. Il fatto, interpretato allora come “insulto alla bandiera”,
era in realtà il primo segno di una devastazione che lo porterà a
credersi un panda gigante e ad attaccare un alberello di mandarini,
riducendolo all’osso, nel limoneto di Nizza. La sua corsa ne soffrì fin
dall’inizio: gli allenamenti spesso soppiantati da pantagruelici
banchetti. Scusate, qualcuno dei lettori ricorda per caso l’ultima
competizione a cui il nostro “poldo” abbia partecipato?
Il secondo colpito fu Marcello. Ve lo ricordate il fantastico triatleta che chiudeva una maratona attorno alle tre ore?
Colpito dal male presentò subito un sintomo caratteristico: la defecata
“tattica”. Praticamente appena si superano i 4’ al km o i 12 km
complessivi compare un imperioso bisogno di evacuare dovunque si trovi
lo sventurato. Espletate accuratamente le necessarie funzioni il più
delle volte sparisce nelle campagne e chi si è visto si è visto. Di
rado te lo ritrovi all’arrivo per la minuziosa descrizione delle
attività escretorie svolte: ecco perché – un po’ irritati- l’abbiamo
chiamato “marcel purcel”!
Anche
lui era uno splendido atleta, frequentatore di palestre fin dagli anni
’70, fisico da culturista, escursionista avanzato: il nostro medico Roby. Di lui è rimasto l’incedere potente e felpato di
un “tir rex” sugli sterrati della 24 ore di Ciserano. Poi un giorno
parte per una maratona e non fa più ritorno. O meglio, gli spettatori
vedranno all’arrivo un grosso feto rattrappito col capo reclino, le
mascelle serrate e i canini scoperti, ormai quasi completamente cieco.
Da allora è praticamente scomparso. Dicono che si alleni sulla velocità
legandosi ad un palo con degli elastici... dicono!
Veniamo al segretario Rienzo. Già
cagionevole di salute e dal fisico flessuoso ma fragile, con strane
teorie sull’integrazione (è stato visto ingoiare un intero barattolo di
“nutraplus”, un prodotto per anoressiche, pochi minuti prima di una
prova del fosso bergamasco); incline al doping più per sperimentalismo
che per malafede, il nostro “rienz va plus” ha spesso lamentato diversi
mali che giustificavano puntualmente inspiegabili ritiri e abbandoni.
Era la pappardella mal digerita o la cozza inquinata di turno...
tant’è, anche lui scomparso o meglio migrato in quell’universo
parallelo che incute curiosità e mistero: l’interland gardesano!
A proposito qualcuno di voi sa per caso dove diavolo sia Nuvolento? e Ostiano?
Polisportivo per eccellenza Marco Levi:
sciatore, tennista, pallavolista, calciatore, nuotatore ma soprattutto
pedalatore esperto, conosce la sofferenza della lattacidemia, l’ebrezza
dei fuori-soglia prolungati. Poi un giorno fonda con altri la Medirun e
si dà alla corsa. Vive di rendita quasi due stagioni sulle gambe del
ciclista poi, tanto improvviso quanto inspiegabile, arriva il
pensionamento: un repentino decadimento globale, un declino rapido e
incomprensibile!
Lo si vede ancora in giro con cappellino bianco da “piastrellista”
trotterellare accanto a donne e anziani soprattutto nel circuito FIAASP
(gasp!) con quel buonumore tipico di colui che non ha più nulla da
perdere e non gliene frega niente.
"Lui che fu punta di diamante", lui che mi dà una pena costante e... mi stringe il core! Alex [un
grido]. Ex crossista di rango, ex top-runner, ex beniamino dei “paria”
fondatori, ex..., ex..., ex. Da lui proprio nessuno se lo aspettava ma
il male insidiosamente avanzava mascherato di buoni propositi e sincera
disponibilità alla corsa. Col procedere del tempo i ritardi agli
allenamenti, inizialmente di pochi minuti, diventavano sempre più
frequenti e prolungati e, per chi lo aspettava ai vari appuntamenti,
veramente disperanti - sulla prestazione poi stendiamo un velo
pietoso... anzi “peloso” dato che lo scellerato ha pensato bene di
farsi crescere una gran barba e accuattato in una tinozza agli
spugnaggi spera – raccolto da qualche giovane pulzella – di essere
utilizzato come spugna per tergere il collo leggiadro, la rosea
guancia, l’ascella inumidita.
"Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior" (Catullo)
[perchè lo faccia, forse mi chiedi.
Non lo so, ma così sento, e mi struggo]
E veniamo al Presy. L’antefatto sta
nel dato incontrovertibile che su 13 maratone corse ne ha toppate 12:
tra ritiri, finite camminando, crisi muscolari, accessi di flatulenza
incontrollabili, crampi, conati, crisi ipoglicemiche... gli mancano
solo la mestruazione improvvisa e la montata lattea! (sappiamo tutti
che più volte ha sanguinato dai capezzoli amputati). Ma questo non
sarebbe niente, tutti sappiamo che la maratona è gara durissima e
imprevedibile. La cosa veramente grave è la testardaggine,
l’incaponirsi in una competizione che ogni volta inesorabilmente lo
punisce con una nuova imprevista sventura: è questa caparbietà ormai
francamente psicotica a preoccupare parenti e amici.
E poi si sa, il destino è segnato. Lo vedrete ancora con aria
sofferente e vagamente mistica aggirarsi, ben oltre le 4 ore, fra
trampolieri, nani, giapponesi occhialute, vecchietti barbuti: “i
giocattoli rotti” insomma, quella corte dei miracoli, quel circo
ubriaco che puntualmente chiude ogni grande maratona.
E qui finisce la storia, o paziente lettore, questa è la malattia dalla causa ignota, questa l'affezione contagiosa, questa la sindrome dei padri fondatori.
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