Rieccoci come di consueto con una breve cronaca semiseria del Fosso, con notizie e anticipazioni scalpitanti, in attesa surriscaldata della nostra 5km. Anche quest’anno per tutti gli instancabili della corsa più o meno agonistica bergamasca si riparte gonfiando i muscoli, al sole annacquato di una frizzante primavera, nel circuito più veloce e feroce della bergamasca. I nostri colori sociali Orange risplendono beatamente fin dalla gara inaugurale a Carobbio degli Angeli. A prendere il via siamo sempre più numerosi e, sebbene i soci fondatori siano ormai ridotti ad una coppia di fatto (il Presi ed il nostro fantasmino Alex), non mancano nuovi volti o antichi rientri a fare della nostra squadra un variopinto carrozzone.
Poche pennellate, per non distogliere nessuno dagli allenamenti ormai serratissimi, a segnalare nella prima gara la mitica e quasi etiope segretaria Barbara che allunga su un resistentissimo Presidente. Egli ormai quasi si fa celia di definirsi allenatore più che vero runner ma a tutti è nota la sua grinta agonistica che lo ha poi portato, quasi finto innocente, stupito a se stesso ma non ai suoi Orange, a surclassare Barbara in terra straniera brianzola in una diecimila notturna di lì a poco. (al traguardo pareva lui si illuminasse in un sorriso ritrovato, come ai tempi dei suoi personali, e son passate più di dieci primavere da allora).
Tornando a Carobbio, splendide le donne ed in particolare Cristina, la nostra triatleta che pare sempre lieve e modesta, salvo poi piazzarsi a podio di categoria ad ogni nuova stagione. Che dire poi degli uomini, tutti inizialmente forse affannati, tutti poi ben piazzati, tutti a dirsi in inizio di forma e di allenamento, e ancora e sempre a guardarsi i secondi e i decimi di secondo appena giunti al parterre. A mostrare la generosità di squadra, che proprio non bada solo alla competitività ma indulge anche in solidarietà sono da guardare le foto di Fabio e della tartaruga Elena che parevano in gita scolastica delle elementari più che ad una gara podistica da tanto se la ridevano e raccontavano per tutta la gara. A salvare il loro onore il buon Turri immancabile anche quest’anno a coprire con la sua coperta di anzianità le vergogne dei ritardatari.
Sul dopo gara, non valgono i colori sociali a distinguerci da altre più agguerrite coorti di runners, ci accomuna tutti uno strano modo di respirare fatto di inspirazioni a ritrarre pancia ed espirazioni a gonfiar pettorali, allo sfilarsi di maglia e al gettar l’occhio sulle carni lucide altrui. Di pacchi gara come premio, o pacchi gara per assenze illustri, è tutto un chiacchierare, mentre sul far della sera, già si illuminano le luci del castello di Cologno al Serio. Pare tutta una finta ai non addetti questo gran arrabattarsi di scarpe, braghette e canotte, di chi prima arriva, di chi resiste e sbuffa, di chi molla e accasciandosi e basta, ma è noto, a chi la vive davvero che è metafora semiseria, per non dire seria davvero, della lotta aspra a tratti crudele, a tratti effimera e comunque bellissima, della vita e della storia di ciascuno, tra sé e sé, tra sé e altri da sé.
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